Bastianelli, il Liberazione e le vittorie “in casa”…
Il Gran Premio Liberazione, nella sua storia nata nel 1946, ha avuto solo tre edizioni, dal 2016 al 2018. Nelle prime due edizioni, a trionfare fu Marta Bastianelli, che può essere a buon diritto considerata la più grande ciclista laziale della storia. Il suo palmarés è stracolmo di grandi successi: iridata nel 2007, campionessa europea nel 2018, vincitrice di classiche quali la Gand-Wevelgem nel 2018, la Ronde Van Drenthe e il Giro delle Fiandre l’anno successivo, la portacolori attualmente dell’Uae Adq Team è considerata uno dei monumenti del ciclismo femminile. Quest'anno ha già ottenuto tre vittorie: l'ultima in ordine di tempo alla Omloop van het Hageland in Belgio domenica 27 febbraio.
Di vittorie in carriera la Bastianelli ne ha ottenute tantissime, ma quelle di Roma hanno un sapore particolare, davanti alla sua gente. Per lei, nativa di Velletri, quelle strade sono parte integrante della sua vita: «E’ bellissimo che siano riusciti a riprendere il Liberazione. Una gara iconica per il nostro Paese e una bellissima vetrina anche per la nostra regione. Una gara importante, poco da dire».
La Bastianelli per caratteristiche tecniche è una velocista che però sa adattarsi bene a ogni tipo di strategia di corsa, capace anche di inventarsi azioni importanti per scremare il gruppo. In fin dei conti, un profilo ideale per una prova particolare come il Liberazione: «A guardarla in modo superficiale, si potrebbe dire che quella romana sia una corsa facile. Poi quando ci sei dentro ti rendi conto che è nervosa, una vera classica in cui devi fare corsa di testa e con la testa, nel senso che se molli la concentrazione, ti va via la fuga, il gruppo si allunga e sei fuori dai giochi».
La laziale conosce a memoria quel circuito, anche se è passato qualche anno dalla sua ultima vittoria e sa che le insidie sono molte, anche se altimetricamente può sembrare una gara molto semplice: «Forse la caratteristica principale è proprio che se parte la fuga, smetti subito di vederla. Il rettilineo più lungo è quello dell’arrivo, dopodiché è molto facile sparire dalla vista del gruppo, anche se il vantaggio è di appena 20 secondi. E correre così, senza punti di riferimento, diventa snervante».
Tornando indietro con la memoria, che cosa le è rimasto dentro della sua prima vittoria a Roma? «Un turbine di emozioni. Ero nella mia città, lungo la strada c’erano gli amici e la famiglia. Era anche la prima edizione, per l’occasione venne giù anche Alessia Piccolo e rimase incantata. Poi l’ho rivinta anche l’anno dopo e fu lo stesso bellissimo. E se posso dirlo, mi dispiace non esserci quest’anno. Con questa cosa che alla fine del 2022 smetterò di correre devo farci pace. Se decidessi di continuare, mio marito la prenderebbe male. Ma certi giorni la voglia di non mollare è forte. Magari correre un altro Liberazione potrebbe incidere, chi può dirlo? Ne parleremo più avanti…».