Bike4FUn: alla scoperta del Parco Regionale dell’Appia Antica

Tra i partner del Gran Premio Liberazione, il Parco Regionale dell’Appia Antica ha un peso fondamentale, intanto perché sarà direttamente coinvolto nella prima delle tre giornate dell’edizione 2022, attraverso la pedalata cicloturistica, poi perché quella stessa si inserisce in un più ampio quadro di eventi tesi a dare sempre più rilevanza a uno dei tesori misconosciuti della Capitale.

Immergersi nel Parco significa entrare nella storia della Città Eterna, un patrimonio vastissimo (misura 4.500 ettari) per il quale si lotta ogni giorno per la sua preservazione. Francesca Mazzà, che è responsabile della comunicazione e dell’educazione ambientale, presenta così il suo ente: “Esiste dal 1988 ed è operativo dal 1997, grazie all’istituzione della Legge Regionale sui Parchi. Si estende da Piazzale Numa Pompilio fino a Frattocchie, ma nel suo complesso ci sono zone popolari e importanti come Mandrione, Caffarella e Tor Marancia, accompagnando una buona parte dell’Acquedotto e abbracciando il territorio attraversato da ben 3 strade consolari: Appia, Tuscolana ed Ardeatina”.

Un territorio enorme, attraverso il quale si sviluppa l’attività del Parco: “Il nostro compito principale è la valorizzazione e la promozione del territorio, sul quale abbiamo sviluppato una rete di punti informativi e di accoglienza al pubblico, considerando – non va dimenticato – che l’80% è fatto da aree private. Abbiamo nel corso del tempo sviluppato nuove attività, come il noleggio di bici, per permettere di scoprire i suoi bellissimi angoli e renderne più semplice la fruizione, considerando che stiamo parlando del più grande Parco d’Europa all’interno di un’area urbana”.

Il Parco, che pure ha al suo interno luoghi magici, non è ancora così conosciuto, dagli stessi romani e per ragioni molto precise: “A Roma c’è tanto da vedere e i tour turistici, racchiusi come sono in pochissimi giorni, non lo prevedono proprio perché non ci sarebbe il tempo per conoscere tutto di una città unica come la Capitale. Al Parco ci si viene specificamente, proprio perché lo si “vuole conoscere”. I romani ad esempio lo stanno scoprendo, sono in deciso aumento e il Covid in questo è stato d’aiuto: non potendo viaggiare, ci si è rivolti verso il patrimonio che abbiamo in casa”.

Resta però il problema della mobilità: “Ci stiamo battendo contro di esso sin dalla nostra costituzione, ma è davvero difficile trovare il bandolo della matassa in una città che da sempre soffre una chiara crisi di traffico pubblico. Il Parco è poco battuto, l’Appia Antica resta prigioniera del traffico privato e non è facilmente raggiungibile dai mezzi pubblici. E sì che stiamo parlando ad esempio del più grande complesso catacombale al mondo, che ogni anno richiama un milione e mezzo di visitatori. Molto si deve fare in tal senso: il Parco ad esempio dovrebbe essere libero dal traffico alla domenica, ma ci sono sempre accessi scoperti così le macchine viaggiano indisturbate”.

La presenza del Parco nel quadro del Gran Premio Liberazione può essere in tal senso un’importante vetrina: “Noi ci speriamo fortemente, deve essere un’occasione per conoscere questo tesoro ma anche per far capire che questo tesoro va protetto, con iniziative mirate. Dobbiamo spingere la cittadinanza ad appropriarsene e capire che importanza può avere nel quadro generale della città. Può essere un fantastico polmone verde per Roma, ma bisogna lavorare molto in tal senso”.