La nostra storia parte, com’è noto, da lontano. Da quel 25 aprile 1946, prima ancora che il Referendum del 2 e 3 giugno sancisse l’avvento della Repubblica.
Quel 25 aprile 1946 si festeggiava il primo anniversario dalla Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo e Roma era ancora invasa dalle macerie e dai lutti della guerra. C’era già, però, grandissima voglia di ricostruire e di cancellare un passato tristissimo.
Quando ancora le piste ciclabili erano lungi dall’essere inventate, proprio la bicicletta è stato strumento prima di lavoro, poi di divertimento e infine di sport. Quel 25 aprile 1946 si corse una gara ciclistica che col tempo è divenuta ben più di un evento sportivo, una vera e propria istituzione, indissolubilmente legata al significato profondo del suo nome e del suo giorno sul calendario. Si corse attorno alle Terme di Caracalla, lungo un percorso unico al mondo, con passaggi a Porta Ardeatina, Porta San Paolo e Piramide.
Quella prima edizione fu lunga 80 chilometri: vinse Gustavo Guglielmetti che coprì gli 80 chilometri in 2h 09' 16'' a una velocità media 37.5 km/h, decisamente alta considerando le strade e i materiali dell’epoca. Le prime edizioni furono realizzate con la collaborazione dell’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e il patrocinio del Corriere dello Sport, il quotidiano sportivo della Capitale. Negli anni successivi il Gran Premio della Liberazione ha trovato casa in un altro giornale, l’Unità che allestì una società – Gruppo Sportivo l’Unità - esclusivamente dedicata all’organizzazione della corsa.
Anni dopo, altro passaggio: l’Unità passa il testimone al Velo Club Primavera Ciclistica. Anima e corpo di queste due società è il giornalista Eugenio Bomboni che ha proiettato il Gran Premio della Liberazione verso una dimensione internazionale. Sua l’idea di legare a filo doppio sport e storia con la deposizione, da parte del vincitore della corsa, di una corona d'alloro sulla lapide che, a Porta San Paolo, ricorda la lotta partigiana.
Di Bomboni anche l’idea di coinvolgere grandi pittori. Molti importanti artisti, ispirandosi al Gran Premio della Liberazione, hanno offerto le loro opere: Empedocle Amato, Enrico Benaglia, Gianpaolo Berto, Ennio Calabria, Sandro Chia, Ettore De Conciliis, Elvo Di Stefano, Fernando Farulli, Sebastian Mattia, Giacomo Porzano, Aligi Sassu, Alberto Sughi sono soltanto alcuni pittori che hanno arricchito la pinacoteca del Velo Club Primavera Ciclistica.
Negli Anni 60 il Gran Premio della Liberazione è stata la prima corsa al mondo a riuscire ad ospitare le squadre nazionali dell’Europa dell’Est quando agli atleti di quei Paesi era vietato il salto di qualità tra i professionisti per restare pienamente in ambito olimpico, un settore fino al 1992 riservato ai dilettanti. Proprio per questo l’edizione del 1960 ha visto la partecipazione di tanti corridori stranieri, venuti a Roma per “allenarsi” sul percorso olimpico.
Il “Liberazione” può vantare un’autentica vocazione a ospitare le rappresentative straniere, dall’Argentina all’Australia. Sono poche le Nazioni che non hanno iscritto propri atleti al Gran Premio.
L’internazionalità della corsa le è valsa l’appellativo di “Mondiale di primavera”. E non è solo un esercizio di pura retorica, in quanto il circuito delle Terme di Caracalla, molto complesso e particolarmente selettivo, assicura a chi vince la corsa un contratto tra i professionisti a partire dalla stagione successiva.
Per questo motivo, e per dare più proposte alle squadre partecipanti, dal 1976 al 2009 e sempre per merito di Eugenio Bomboni, il Velo Club Primavera Ciclistica ha organizzato anche 33 edizioni del Giro delle Regioni, gara internazionale a tappe. In un unicum indissolubile col Liberazione, il Giro delle Regioni cominciava il 26 aprile (qualche volta con spettacolare avvio la sera del 25) e si chiudeva il Primo Maggio, festa dei lavoratori. A questa iniziativa si sono affiancate in seguito 16 edizioni della Coppa delle Nazioni a cronometro, il Memorial Fausto Coppi, la Coppa dell’Adriatico e tre edizioni del Giro d’Italia donne.
L’ultima transizione di rilievo è avvenuta nel 1996, con la grande mutazione che ha stravolto il dilettantismo sportivo. Con la trasformazione dei “dilettanti” in “Under 23” ed “Elite”: il Gran Premio della Liberazione è diventato una gara riservata alla categoria degli Under 23, corridori dai 19 ai 23 anni che non sono ancora in possesso di un contratto da professionista. Pur nella mutazione della forma, non è cambiata la sostanza e il Liberazione è continuato a essere un appuntamento ambito per riuscire a ritagliarsi un grande posto nel ciclismo professionistico.
Ormai da tanti anni, “casa” del Gran Premio della Liberazione è il Circuito delle Terme di Caracalla, approvato per il suo valore storico in maniera definitiva dalla UCI (Unione Ciclistica Internazionale) in deroga al regolamento che prevede una lunghezza minima di 12 km per le gare internazionali a circuito. In alcune edizioni, il circuito è stato “allungato” con passaggi nei soli ultimi due giri in Piazza del Campidoglio e a in Via dei Fori Imperiali (sede di partenza e arrivo).
Si potrebbe pensare a questo ritorno al passato, con lo scopo di dare risalto agli sforzi fatti dall’Amministrazione Capitolina per “liberare” dalle auto il cuore della città.
Il Gran Premio della Liberazione si è svolto ininterrottamente dal 1946 al 2018 sempre nella giornata del 25 aprile, consolidandosi come l’evento ciclistico più importante della Capitale, l’unico a livello agonistico dopo lo spostamento in altra sede del Memorial Romano Scotti di Ciclocross, rientrando di diritto tra i primi 5 eventi sportivi più importanti a Roma insieme alla Maratona, la Formula E e gli Internazionali di Tennis.
La gara si è sempre svolta sotto l’egida dell’Unione Ciclistica Internazionale e della Federazione Ciclistica Italiana, inserita negli ultimi anni nel calendario dell’UCI Europe Tour, circuito di corse ciclistiche che si svolgono in Europa.
Di pari passo con la crescita esponenziale del ciclismo femminile, anche il Gran Premio Liberazione, grazie alla collaborazione con Cicli Lazzaretti si è fatto trovare pronto, affiancando già da diverse stagioni, una competizione professionistica femminile, il “Liberazione Pink”, vinto da colonne delle due ruote rosa come Letizia Paternoster e Marta Bastianelli (campionessa iridata, europea e italiana) che ha trionfato per ben due volte davanti al pubblico di casa.
L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha interrotto la continuità organizzativa dell’evento, che ha tuttavia ripreso la propria corsa tra le meraviglie della Capitale grazie all’ingresso di forze fresche. Alla fine del 2020, infatti, il Team Bike Terenzi acquisisce i diritti del GP Liberazione dalla Primavera Ciclistica, mettendo in calendario l’organizzazione dell’edizione numero 74 per il 25 aprile 2021. Con il suo presidente, Claudio Terenzi, il team Bike omonimo presenta nel panorama ciclistico italiano notevoli successi sia sul piano agonistico che organizzativo, come la terza tappa del Giro d’Italia Ciclocross a Ladispoli e i Campionati italiani di Ciclocross a Ostia Antica.
La 74esima edizione del GP Liberazione, la prima della nuova era, ha visto il programma dell'evento allargarsi alle competizioni Juniores e Allievi. La gara Under 23 è stata vinta da Michele Gazzoli.
Nella 75esima edizione, da segnalare tra le Donne il trionfo di Silvia Persico, che nei mesi successivi avrebbe ottenuto podi al Tour de France femminile e al Mondiale di Wollongong. Il 2022 è stato anche l'anno della prima edizione della Bike4fun, la pedalata ecologica che affianca le competizioni agonistiche dell'evento.
Nel 2023, Alessandro Romele si è aggiudicato il Gran premio Liberazione nella categoria U23 mentre la gara femminile ha visto trionfare Silvia Zanardi.
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