Piramide Cestia e Porta San Paolo, simboli della Resistenza e del Liberazione

Septemviri epulones. Un nome che può far sorridere un moderno orecchio italiano. Si trattava di un ambito collegio religioso dell'antica Roma: erano i sette responsabili dell'organizzazione di giochi e banchetti nelle feste religiose. In effetti, di allegria se ne intendevano.
In un anno non meglio precisato tra il 18 e il 12 avanti Cristo, uno dei septemviri epulones morì. Si chiamava Gaio Cestio, e la propria tomba se l'era fatta edificare poco tempo prima: cedendo anche lui alla moda proveniente dall'Egitto, nazione conquistata da Ottaviano Augusto una quindicina d'anni prima, aveva voluto come sepolcro una piramide. E aveva espressamente voluto che fossero i suoi eredi testamentari a erigergli tale monumento funebre: in massimo 330 giorni, altrimenti sarebbero stati diseredati. Costoro si erano prodigati a tal punto da riuscire a finire i lavori persino in anticipo rispetto alla deadline: 36,40 metri d'altezza tra calcestruzzo, mattoni e marmo di Carrara. Questa era ed è la Piramide Cestia.
Quando poi, tre secoli più tardi, furono costruite le Mura Aureliane, la Piramide Cestia venne inglobata nel loro perimetro insieme all'adiacente Porta San Paolo, dalla quale partiva la Via Ostiense che tuttora conduce a Ostia. La stessa via dove tantissimo tempo dopo, il 10 settembre 1943, l'esercito tedesco marciava per occupare la capitale d'Italia, in seguito all'armistizio che cambiava il corso della Seconda Guerra Mondiale. La stessa porta che l'esercito italiano e un mix di persone accomunate da comuni ideali usarono in quella occasione come baluardo, per provare a respingere il fortissimo nemico, fino a pochi giorni prima alleato. Porta San Paolo "cadde", ma quel giorno iniziò ufficialmente la Resistenza. E a cadere, nel giro di circa un anno e mezzo, sarebbe stato il nazifascismo.
Attraverso la formidabile espressione sportiva di fatica per un obiettivo che è il ciclismo, il Gran Premio della Liberazione oggi tiene viva la memoria di quei valori. Significativamente, lo strappo più importante del circuito di Caracalla parte da Piazzale Ostiense, dove si trovano Piramide Cestia e Porta San Paolo, quest'ultima con la lapide posta il 10 settembre 1970 per ricordare i fatti del '43. E dove arriva lo strappo? A largo Fioritto, intitolato al sottotenente Enzo Fioritto, che in un estremo tentativo difensivo tra i viali Giotto e Baccelli morì per una granata.
Il segmento clou del percorso del Liberazione, dunque, è quello maggiormente impregnato dalla memoria storica che la corsa rappresenta.